Arteka: Mercurio

12 maggio 2008

Mercurio


Ermete (in latino Mercurius, Mercurio), Ermes, figlio di Zeus e di Maia, una delle tante rappresentazioni della Madre Terra, nacque sul monte Cileno in Arcadia. La sua leggenda viene riportata da Apollodoro e da Aristofane. Veniva descritto come un giovane uomo con un elmo e sandali alati che impugnava un caduceo con due serpenti, a ricordo di quelli che un giorno si erano attaccati al suo bastone mentre cercava di dividerli.

In Ermes è riscontrabile la metafora dell’azione, della prassi, della capacità di concentrazione e attività. È probabile che originariamente si trattasse di una divinità di tipo fallico, di un “briccone divino” che stia a simboleggiare l’accoppiamento e il meccanismo della generazione. È possibile che la sua morfologia sia da mettere in rapporto con quella del dio egiziano Thoth che rappresentava l’uso dell’intelligenza e della capacità, e a quella del dio Anubi, figura di carattere psicopompo, e cioè controllore e guida delle anime dei defunti dal regno dei morti.

Ermes fu una delle divinità con maggior carattere di risonanza sin dal periodo gnostico. Il corpus Hermericum e la successiva dottrina misterica degli gnostici si unì ben presto, durante le invasioni barbariche, ad un complesso di dottrine misteriosofico – sacrali che avrebbero avuto sfocio e il loro significato nell’alchimia occidentale. Proprio dell’alchimia Ermes è una delle metafore fondamentali. Ermes come figlio della Terra e del Cielo, rappresenta il punto d’unione tra divinità ineffabile e la sua manifestazione.

Zeus si invaghì di Maia e la rese madre. Maia era figlia di Atlante e quando nacque il figlio lo portò sul monte Cileno e lo ricoprì con fasce e lo depose in un canestro istoriato. La Dea sperava di godersi l’infanzia del figlio, ma lui apparve subito diverso da tutti gli altri infanti: non appena posato nel canestro divenne subito un adolescente. La madre gli aveva appena voltato le spalle e si era assopita, che Ermes, già robusto e vitale, si diede alla fuga, allontanandosi della madre e dalle ninfe che gli facevano la guardia.

Fuggendo arrivò in Pieria. Lì erano custodite delle vacche di proprietà di Apollo, e il dio briccone le rubò e con uno stratagemma coprì la sua fuga. Quando Apollo scopì il furto promise una ricompensa a chiunque fornisse notizie sul furto. Intanto Ermes aveva nascosto le vacche in una grotta, sulle rive del fiume Alfeo, ed era tornato dalla madre, che ancora dormiva. A causa del suo amore per la musica, Ermes venne scoperto come ladro della mandria di Apollo. Egli vide una tartaruga rovesciata e la prese. Quindi uccise alcune vacche della mandria e ne mise le interiora ad essiccare. Applicò alla corazza della tartaruga alcune corde ricavate della interiora inventando così la cetra. Toccò le corde con una scheggia e lo strumento emise suoni straordinari. Ermes prese a suonare dolcemente incantando la madre e dei satiri che risiedevano nella zona. Non appena questi videro la cetra capirono che era fatta con le interiora delle vacche rubate, perché in quella zona non esistevano mandrie.

Pensarono di accusare il dio del furto, ma la ninfa che gli faceva da balia, Cillene, chiese come fosse possibile che un bambino così piccolo e ingenuo potesse commettere un furto così grave. I Satiri si convinsero e se ne andarono. Ma Apollo non si lasciò incantare, prese il bambino e lo portò da Zeus. Quest’ultimo, che amava Ermes per la sua furbizia e tenacia, allontanato Apollo con una scusa, invitò il bambino a dichiararsi innocente anche di fronte alle prove che lo incolpavano. Ma Apollo fu inflessibile e alla fine Ermes fu costretto a confessare, a chiedere perdono e restituire la mandria. Per placare l’ira del dio, Ermes ammise di aver ucciso alcune vacche, ma di averne sacrificato le carni in suo onore, e l’ira di Apollo si placò, inorgoglito per quel sacrificio.

Ermes lo condusse al nascondiglio secreto ed Apollo stupito dalle sue capacità, chiese di barattare la cetra con la mandria intera. Ermes accettò. Apollo stupito e divertito dall’abilità del giovane dio lo fece protettore dei mandriani, garantendogli l’autorità sulla divinazione con le pietre e donandogli il bastone (in greco kerykeion, in latino caduceus) come simbolo del suo potere. Ermete veniva stesso ritratto con un ariete sulle spalle ed era noto anche con il titolo di Nomios (pascolatore).

Ermes, privato del suo strumento musicale, si ingegnò per inventarne un altro; con una canna inventò il flauto, che risultò avere un suono più melodioso della stessa cetra. Apollo volle immediatamente possedere anche questo nuovo strumento e propose uno scambio a Ermes, che accettò lo scambio con un bastone d’oro che serviva per guidare le mandrie e chiese inoltre il segreto della divinazione. Apollo lo inviò dalle Trie, che erano state sue nutrici, per insegnargli a riconoscere gli avvenimenti futuri dall’analisi delle pietre ripetutamente gettate a terra.

Ermes chiese a Zeus di diventare il messaggero degli dei, ed questi lo rese protettore dei commercianti e dei viaggiatori, dei ladri e degli inventori. In regalo Zeus gli diede calzari dorati che gli permettessero di volare a qualunque velocità.
A questo punto Ermes volle riconciliarsi con Era poiché conosceva la sua crudeltà verso i figli di Zeus. Travestito da infante, si sedette sul suo grembo per farsi nutrire; in questo modo Era, consapevole o inconsapevole, divenne sua madre adottiva e si vide costretta a trattarlo con il riguardo dovuto a un figlio.

Le imprese di Ermes hanno tutte un carattere vitalistico. Il suo comportamento è fortemente immorale, disinteressato al problema etico, e porta, sin dalla nascita, lo scompiglio attraverso il furto e la menzogna. Lo riscatta la grande capacità fantastica. L’invenzione artistica rischiarata nella figura di Ermes ha una sua controparte buia. L’artista sembra quasi mischiarsi al peccatore o comunque all’immorale con lo spirito di conoscenza del mondo che è proprio del fanciullo.
La verga d’oro di cui il mito fa menzione, diverrà il simbolo di Ermes e spesso interpretata come simbolo della corrente sessuale. La verga d’oro viene considerata un simbolo della spina dorsale lungo la quale serpeggiano, come intrecciate, le due polarità fondamentali dell’espressione sessuale.

Per i suoi ottimi rapporti con Ade, Ermes viene considerato protettore della morte, nel suo ruolo di guida delle ombre alla dimora di Ade, e in questo simbolismo può essere confrontato col dio Anubi egiziano.
Ermes ebbe un gran numero di amori: tra le dee amò soprattutto Afrodite che gli generò Ermafrodito e Priapo. Dapprima la dea rifiutò la sua corte ma Zeus ebbe pietà di lui e mandò la sua aquila perché rubasse uno dei sandali d’oro della dea mentre si stava bagnando nel fiume Acheloo. Ermes si offrì di restituirle il sandalo in cambio dei suoi favori, e la dea accettò.
Con una ninfa o con la figlia di Driope, chiamata Penelope, generò Pan.

La figura di Ermes è la più esoterica nel panorama delle divinità greche proprio per il suo rapporto con la musica. La musica è sempre stata considerata di alto valore terapeutico in tutte le culture così dette primitive. Ermes, inventando la musica ed essendo il padrone del caduceo, si mostra come la divinità fondamentale del ritmo biologico e sessuale. L’interesse alla divinazione dimostrato da Ermes sarà una delle ragioni del suo culto esoterico.


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