Arteka: Sagittario

8 maggio 2008

Sagittario


Nel periodo in cui ha inizio il segno del Sagittario la forza "Notte" giunge al suo culmine, lo vediamo chiaramente se guardiamo la vegetazione intorno a noi: gli alberi non hanno più foglie, i rami sono rinsecchiti, i campi coperti di brina, tutto tace, per la natura è la fase del silenzio nell'attesa del rigori dell'inverno, nell'attesa di superare una prova, dopo la quale ci sarà una rigenerazione.

Il glifo del Sagittario è una freccia rivolta verso l'alto come a simboleggiare che si parte sempre da un centro inferiore per accedere a una sfera superiore e che l'essere umano ha una duplice inscindibile natura, materiale e spirituale, proprio come un Centauro (creatura mitologica metà uomo e metà cavallo), che viene spesso usato per rappresentare graficamente il Sagittario e che tiene fra le mani un arco da cui pronto a scoccare una freccia verso il cielo (ricordiamo che il nome Sagittario deriva dal termine latino sagitta = freccia e che questo termine ha la stessa radice del verbo latino sagire = percepire rapidamente).

Dire che questo simbolo esprime l'eterna lotta fra natura animale e natura umana è però riduttivo (anche perché in tutto lo Zodiaco possiamo rinvenire segnali di tale lotta), il simbolo ha, in questo caso, un significato più preciso. Il cavallo rappresenta infatti la forza virile, ma una forza diversa rispetto a quella del toro (che è una creatura indomabile, perfetta rappresentazione dell'istinto allo stato puro, la cui forza può essere vinta dall'uomo solo uccidendolo, trasponendolo sul piano umano questa forza si può vincere solo con l'ascesi).

Il cavallo è un animale nobile che, pur possedendo una notevole potenza fisica e sessuale (infatti in psicoanalisi il cavallo è simbolo della libido, intesa come energia vitale complessiva), si lascia domare e guidare dal cavaliere: con questa forza l'uomo può quindi identificarsi e può incanalarla per allargare il proprio raggio d'azione.
Nel Sagittario la forza è per metà forza pura e semplice, per l'altra metà è forza diretta consapevolmente dalla mente umana che, per farlo, si serve simbolicamente dell'arco e della freccia, indirizzandola in una certa direzione.

Tutti i miti inerenti al Sagittario hanno come protagonisti i Centauri, stirpe teriomorfa di guerrieri della mitologia greca; essi si dividevano in due fazioni in base a caratteristiche contrapposte: c'era la fazione dei centauri, rozzi, amanti della guerra e molto dediti ai piaceri sessuali e quella invece dei centauri buoni, saggi e pacati, amanti dello studio e della meditazione.

Uno dei miti più famosi ha come protagonista Nesso, centauro il cui compito era quello di portare da una sponda all'altra di un fiume i viaggiatori. Un giorno egli deve traghettare Dejanira, moglie di Eracle e mentre lo sta facendo viene preso da un subitaneo desiderio di lei e tenta un approccio, lei, spaventata, si dibatte e urla; Eracle la sente e interviene, scagliando una freccia al centauro e colpendolo a morte. Nesso termina la sua vita con una perfida azione, consiglia infatti a Dejanira di raccogliere il suo sangue per intriderne un abito da donare al marito, facendoglielo indossare - lui le dice - si sarebbe assicurata eterna fedeltà. Lei ingenuamente, mossa dalla sua possessività, fa quanto le ha consigliato Nesso, ma ha una ben amara sorpresa quando Eracle lo indossa: l'abito si restringe sul corpo del marito, ustionandolo spaventosamente; a questo punto Eracle decide coraggiosamente di buttarsi nel fuoco per purificarsi e Dejanira disperata si dà la morte.

Un altro mito chiarificatore della duplice natura del Sagittario è quello in cui si narra la vicenda del centauro buono Chirone.
Chirone, figlio di Saturno (Crono) e della bella Filira, era il più mite, saggio e giusto di tutti i Centauri, anche grazie al fatto che aveva trascorso parte della sua vita in solitudine e meditazione in una grotta e questo gli aveva permesso di sviluppare alcune doti particolari al punto che gli era stata affidata l'educazione dei figli degli dei, fra i quali figurava anche il divino Asclepio, dio della medicina. Chirone, fra le sue molti doti, aveva anche notevoli poteri taumaturgici e che il suo stesso nome deriva dalla parola greca xeir = mano e infatti egli aveva la facoltà di guarire con le sue mani gli infermi. Viveva in una caverna sul monte Pelio, in Tessaglia, insieme alla moglie Cariclo, la quale gli aveva dato una figlia, Endeide. Quando il figlio di Endeide, Peleo, venne abbandonato sul monte Pelio, ricevette aiuto dal nonno Chirone.

In quanto figlio di Crono, Chirone era immortale, ma rinunciò all’immortalità volontariamente poiché, quando Eracle aveva attaccato gli altri Centauri con le sue frecce avvelenate, Elato si era rifugiato nella caverna di Chirone che, nel tentativo di curarlo, si graffiò con la freccia. Secondo un’altra versione del mito Chirone cedette l’immortalità al Titano Prometeo; secondo un’altra ancora, Chirone un giorno fu incidentalmente colpito da Eracle con una freccia intinta nel sangue della mostruosa Idra e che la freccia gli causò una ferita che non si rimarginava mai, condannando Chirone a una sofferenza eterna, da cui il padre Giove decise di liberarlo, assumendo in cielo fra le stelle le sue spoglie mortali, dando vita così alla costellazione del Sagittario.


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