Arteka: Capricorno

8 maggio 2008

Capricorno


Siamo all'inizio dell'inverno quando il Sole entra nel Capricorno, il decimo segno dello Zodiaco, dominato dal pianeta Saturno (Kronos, signore del tempo, presso gli antichi greci). La natura sembra ancora immobile e senza vita, ma è invece proprio in questo periodo dell'anno che negli strati più profondi della terra divenuta gelida, l'humus inseminato prepara lentamente la nuova vita.

Nelle linee che rappresentano il glifo del Capricorno non è ravvisabile un significato preciso, infatti alcuni hanno detto che è indecifrabile perché è la "firma di Dio” il geroglifico del segno potrebbe rappresentare in maniera molto stilizzata l'animale teriomorfo metà capra – metà pesce con cui viene raffigurato solitamente il Capricorno. Dunque una capra e un pesce fusi insieme a rappresentare che nel Capricorno si fondono dinamicamente due elementi: l'acqua (il pesce), che rappresenta l'inconscio, le profondità sconosciute dell'anima, e il divino verso cui l'uomo tende (e a cui si ricongiungerà, trasformandosi, dopo la morte fisica), e la terra (la capra, animale terrestre e solitario per antonomasia, che ama inerpicarsi sulle cime dei monti, vivendo frugalmente), che rappresenta la parte corporea e conscia. La capra è stata spesso l'unica silenziosa compagnia per uomini che avevano deciso di abbandonare la vita mondana per raccogliersi in solitudine (eremiti, pastori, mistici), dedicandosi all'ascesi e alla purificazione spirituale.

Nello zodiaco egiziano il decimo segno è rappresentato dal dio Anubis, creatura demoniaca con corpo di uomo e testa di sciacallo, al cui fianco è incatenato l'animale capra – pesce.
La capra è anche un animale che anticamente veniva usato spesso per fare sacrifici agli dei in occasione di particolari festività religiose, in particolare ricordiamo che durante i Riti Orgiastici in onore di Dioniso (il latino Bacco) veniva sempre immolato un capro, animale a lui sacro (da qui il termine capro – espiatorio). Con il sacrificio del capro poteva aver luogo una liberazione da quanto di demoniaco c'è nell'uomo (in particolare la lussuria), e che viene tradizionalmente attribuito al caprone, attraverso l'espiazione si può compiere il passaggio dal diabolico al divino.

E insita in questa discorso la considerazione della polarità diabolico – divino, Satana – Dio. Nel Medioevo, il diavolo venisse rappresentato come un caprone fornito di corna e orecchie aguzze, coperto in parte da un mantello, da cui sbucavano zampe caprine.

Nel primo mito il protagonista è Zeus bambino, che piange disperatamente perché è stato lasciato dalla madre in una grotta sul monte Ida per evitare che il padre Crono lo divori; accorrono in suo aiuto delle fanciulle che lo nutrono con il latte della magica capra Amaltea, dalle cui corna gocciolavano nettare e ambrosia. Il piccolo Zeus cresce talmente forte che un giorno, giocando, spezza una delle corna della capra – nutrice; il corno spezzato di Amaltea ha dei poteri particolari: se lo si desidera si riempie di cibo e bevande in quantità, per questo motivo viene detto "corno dell'abbondanza" o Cornucopia.

Si narra che Zeus, ormai adulto, per fronteggiare i Titani che lo stanno assalendo, su consiglio di un oracolo, uccida Amaltea per fare con la sua pelle una specie di corazza che ha il potere di renderlo invulnerabile. E così si compie il tragico destino della capra/capro: servire gli altri e morire sacrificata/o per il loro bene.


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