Il Toro, segno femminile, domicilio base del pianeta Venere, appartiene alla triade di Terra insieme alla Vergine e al Capricorno. La stella più importante della costellazione del Toro è Aldebaran (Alfa Tauri).
In questo segno l'impulso energetico iniziato nell'Ariete si espande, come avviene nella natura in questo periodo dell'anno, traducendosi in una concreta materializzazione: l'energia vitale, che nell'Ariete era ancora a livello indistinto, si "ordina" con armonia nell'universo tangibile, prende forma e vita, ci troviamo infatti nel periodo primaverile dedicato alla riproduzione.
Il glifo del segno rappresenta una testa di bue stilizzata e non viene specificato in alcun modo il sesso dell'animale da esso rappresentato, ma benché il nome attuale del segno si riferisca al maschio della specie, con esso originariamente si volesse indicare invece la giovenca, massima rappresentazione, nel mondo animale, della capacità di generare e di nutrire.
Sin dal Neolitico, l’identificazione del toro con l’utero e con le acque rigeneratrici spiega il suo ruolo di principale animale sacrificale nel dramma della creazione.
Il toro come simbolo nell’antica arte europea è opposto a quello della mitologia indoeuropea, dove è considerato un animale del Dio del Tuono. Probabilmente la sorprendente somiglianza della testa del toro di fronte con gli organi riproduttivi femminili, ne permetteva il collegamento con gli antichi simboli di rigenerazione (Gimbutas).
Nell’arte neolitica si trovava spesso la rappresentazione della testa del toro sormontata da rosette o stelle. Il toro diviene quindi un simbolo del divenire, in associazione con i simboli della rigenerazione quali l’acqua vitale, la luna, le uova e le piante.
Esiste una parola sanscrita, Ge, che esprime contemporaneamente il concetto di Terra e di toro/vacca e, anche nella lingua greca antica, esistono due vocaboli, Gea (Terra) e Genos (nascita, origine, nutrimento); queste considerazioni linguistiche sottolineano l'analogia fra la vacca (ricordiamo la vacca sacra indiana), simbolo di fecondità e di nutrimento e la terra, la Madre Terra, che nel suo grembo ha ricevuto i semi e ora si prepara a farvi crescere la vita.
Infatti, fin dai primordi, nell'uomo è radicato un binomio fondamentale per la sua sopravvivenza: la terra e il bestiame, che oltre ad essere fonti di vita, assumono un valenza sacra, poiché sono doni naturali da proteggere e da preservare.
In Egitto vigeva il culto del bue Api, consacrato ad Osiride (il Sole, principio maschile), che aveva appoggiato alla testa il simbolo di Iside (la Luna, principio femminile) come ci appare nel simbolo grafico del Toro, questa considerazione ci riporta alla sacralizzazione dell'animale come simbolo di nutrimento e di vita, che ha origine dall'unione degli opposti.
Il pianeta Venere, governatore del segno, corrisponde ai primi contatti affettivi che l'individuo ha con il mondo esterno, con i suoi genitori, che, oltre ad essere "oggetti" del suo amore, soddisfano desideri e bisogni inerenti ai suoi istinti primari.
Uno dei miti inerenti al segno del Toro ci parla di una divinità orientale, Mithra, espressione del principio assoluto, che ha una stretta relazione con l’uomo (simboleggiato da un toro, considerato come una creatura mostruosa, perché preda dei suoi istinti più oscuri) e con la Terra; nel mito Mithra uccide il toro; compie dunque un atto che porta all'annullamento/sublimazione delle pulsioni animali per poter giungere alla catarsi/purificazione, elevandosi verso la trascendenza.
Un altro mito attinente al Toro è quello del Minotauro, creatura mostruosa, nata dall'accoppiamento fra Pasifae, moglie di Minosse, re di Cnosso a Creta e un bellissimo toro. Il Minotauro era un uomo dalla testa di toro. Dopo una lite per la successione al trono di Creta, Minosse per ringraziare gli dei chiese a Poseidone di inviargli una degna vittima sacrificale, e lui gli inviò uno stupendo toro. Ma il toro era così bello che Minosse decise di tenerselo. Sua moglie Pasifae, figlia di Elio, si innamorò dell’animale e chiese a Dedalo di costruirle una vacca artificiale dove nascondersi per accoppiarsi con lui.
Secondo alcune fonti, Poseidone fece innamorare Pasifae del toro per vendicarsi del mancato sacrificio. Il mostro generato venne chiamato Minotauro e viveva in un labirinto (simbolo dell'illusione di cui è preda l'essere umano), costruito dallo stesso Dedalo nei sotterranei di Cnosso, cibandosi di giovani cretesi e ateniesi, fino al giorno in cui Teseo, un giovane devoto agli dei Apollo ed Afrodite, aiutato da Arianna (che gli tende un filo per fargli ritrovare la strada all'interno del labirinto) riuscì ad ucciderlo, liberando così i sudditi di Minosse dal tributo da pagare in vite umane.
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