Arteka: Scorpione

7 maggio 2008

Scorpione


Eccoci in autunno, stagione d'involuzione, poiché assistiamo ad una sorta di "ritiro" delle forme naturali visibili, infatti cadono le foglie, le giornate si accorciano, il colore del cielo è spesso cupo e opalino, le piogge sono abbondanti e frequenti e l'energia solare viene a mancare a tutte le creature viventi e in particolare negli esseri umani, incupendoli e facendoli sentire spesso depressi senza una causa specifica.

In questo periodo dell'anno ha luogo un dissolvimento della sostanza naturale, che sappiamo essere il presupposto necessario perché possa avvenire la rigenerazione, la rinascita (non c'è rinascita senza morte) e non è un caso che proprio all'apice di un ciclo, che si conclude con la morte della sostanza, venga posto l'ottavo segno dello zodiaco: lo Scorpione tradizionalmente accostato alla morte, all'occulto, all'inconoscibile (infatti l'ottava casa è detta anche "casa della morte" in analogia con l'ottavo segno zodiacale).

Il pianeta peculiare del segno è Plutone e Plutone, oltre che un pianeta, è nella mitologia, il signore dell'aldilà, colui che regge il regno delle ombre.

Il geroglifico dello Scorpione è simile a quello della Vergine (una specie di M) con la differenza però che l'ultima asta della M è rivolta all'insù, esattamente come la coda metamerica dello scorpione quando l'animale si mette in posizione di attacco o quando decide di darsi spontaneamente la morte (è molto emblematico il fatto che questo insetto, che è una delle più antiche forme viventi tuttora esistenti, abbia avuto in dotazione dalla natura la facoltà di darsi la morte).

Il significato preminentemente acquatico del segno M sembra essere sopravvissuto nel geroglifico egiziano M, mu, che significa acqua, e nella lettera greca antica m, mi, e nell’alfabeto ebraico con la lettera mem, la numero 13, che significa acqua.
Veniamo ora al mito di Orione, mito che rappresenta una delle caratteristiche peculiari della psicologia scorpionica: la forte istintualità.

L'anziano re Irieo, sentendosi prossimo alla fine, sentiva fortemente la mancanza di un figlio e pregava gli dei affinché facessero un miracolo, finché un giorno Giove, Nettuno e Mercurio, sentite le sue preghiere, si presentano alla sua reggia e chiedono al vecchio re di sacrificare un toro in loro onore e di fare con la pelle dell'animale un otre, introducono poi nell'otre il loro seme divino e ordinano a Irieo di sotterrarlo, dopo nove mesi ecco il miracolo: dal sacco di pelle nasce Orione. Orione è grande, forte, vivace, ama le fanciulle e la caccia.

Un giorno, in stato di ubriachezza, Orione compie un atto nefasto: violenta la propria matrigna, sposa di Europione, il quale, per vendicarsi dell'oltraggio, gli trafigge gli occhi, accecandolo. Orione decide di recarsi all'isola di Lemno, per poter guardare il Sole e recuperare così la vista, riuscito nell'intento riprende il suo viaggio, animato da un forte desiderio di vendetta; è tale la sua rabbia che vorrebbe sovvertire l'ordine naturale delle cose uccidendo tutti gli animali della terra, a fermarlo sarà la dea Artemide che lo farà morire rivoltandogli contro uno scorpione. Alla sua morte Orione sale in cielo e ora, nelle notti chiare, possiamo vedere la costellazione di Orione vicina a quella delle Pleiadi (che secondo la leggenda erano fanciulle che lui aveva inseguito sulla terra).

Anche il mito di Orfeo, il quale non esita a scendere nel regno degli Inferi per ritrovare Euridice (la sua anima) riprende la simbologia dello Scorpione, in particolare il fatto che la morte è anche, in ultima analisi, rigenerazione e vita, perché costituisce un passaggio obbligato per poter risorgere, solo chi conosce le tenebre può riconoscere la luce.


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